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"“Mastectomia-una pessima esperienza umana”"

(as a relative),

Nel mese di maggio 2009, in seguito ad una mammografia di controllo a mia madre è stato diagnosticato un tumore al seno. Abbiamo deciso di rivolgerci dunque a un polo di eccellenza della nostra città. Un ago aspirato ha confermato la natura delle calcificazioni: non un nodulo unico ma una presenza multifocale di addensamenti di cellule tumorali che rendeva necessaria l’asportazione di tutta la mammella. In sede di prericovero i chirurghi plastici hanno proposto a mia madre una terapia sperimentale con dell’iniezione di botulino nella ferita in sede operatoria per facilitare l’andamento della ferita nel postoperatorio e in quell’occasione una dottoressa le ha spiegato la natura e l’invasività dell’intervento. Dopo una settimana mia madre è stata operata: all'uscita dalla sala operatoria nessun chirurgo si è presentato a me e mio padre per spiegarci come fosse andato l’intervento e alla domanda di mia madre, ancora intontita dall’anestesia, se le avessero conservato o meno il capezzolo non sapevo cosa rispondere. Un chirurgo giovane che avevo visto in reparto mi ha sommariamente delucidata: è stato questo medico giovane a dirmi il nome del chirurgo che aveva operato mia madre. Dopo qualche ora un medico di turno (non il chirurgo che l’aveva operata) ha fatto il giro delle stanze, cartella clinica alla mano, leggendo ciò che era stato fatto. Mia madre aveva molto male ma, a quanto c’era scritto sul foglio compilato con i chirurghi plastici, l’iniezione del botulino non era compatibile con la somministrazione di alcun farmaco che potesse alleviare il dolore muscolare. Il chirurgo che ha operato mia madre non è MAI passato a vedere la sua paziente: il giorno successivo gli ho chiesto lumi riguardo la questione del botulino e mi sono sentita suggerire di andare al secondo piano dove avrei trovato il reparto di Chirurgia Plastica. Alla fine, con immensa amarezza, ho scoperto che mia madre , in sede operatoria, non era stata ritenuta idonea a quella procedura ma nessuno, infermieri compresi, ne sapeva nulla. Non c’è stata la minima cura per la persona e per la paziente: la comunicazione era lasciata al caso.L’esito positivo dell’intervento e dell’esame istologico che ha rivelato linfonodi negativi e una tipologia di tumore poco aggressiva ha stemperato questa brutta esperienza ma non consiglierei a nessuno con un problema analogo di rivolgersi al reparto di senologia di questa struttura.

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